Siamo andati a vedere il “nuovo” film di Kenneth Branagh, in cui viene inscenato uno dei famosi libri di Agatha Christie.
Effettivamente il film era già pronto nel 2019, ma, a causa della pandemia, ha subito un terribile rinvio di 24 mesi. Inutile dire che, nonostante la lunga attesa, l’opera è stata comunque accolta positivamente dalla critica, ma soprattutto dai fan del precedente film, Assassinio sull’Orient Express.
Questo capitolo cinematografico è un continuo alternare di malinconia, sensualità e orrore. Non si tratta del solito film giallo, lo potrei più facilmente paragonare a una storia d’amore sospesa tra la paura e la falsità che cela fini di pura bramosia. L’amore è qui affrontato in tutte le sue vesti ed è a causa sua che spesso esplodono i colpi di scena.
Come accade quando si visiona un film giallo, ci si ritrova a cercare di indovinare chi sia il colpevole dell’assassinio. Questo capitolo non è da meno, ma nonostante io sia riuscito a scorgere l’effettiva soluzione del caso, rimane comunque opera di sorprese avvincenti e dolorosamente romantiche.
Lo stesso Poirot non è esule dai turbini emotivi scatenati dall’amore, ma sembra essere l’unico veramente in grado di decifrare quelli altrui.

Gal Gadot ha descritto il film come “un continuo ballo tra la morte e la sensualità…”
Consiglio vivamente di recuperare Assassinio sull’Orient Express prima di visionare Assassinio sul Nilo, nonostante non sia strettamente necessario. I toni caldi dell’Egitto completano efficientemente quelli freddi delle cabine dell’Orient Express.