CAPITOLO 1: La Genesi
Siamo in Giappone, a Sonobe, piccolo villaggio nella prefettura di Kyoto, alla fine degli anni 50. Li vive un bambino cui piace giocare fra i boschi e i laghetti e scoprire piccole grotte dove, proprio con l’immaginazione che solo un bimbo può avere, pensa di scoprire misteriosi tesori e mostri da sconfiggere grazie alla sua spada, il suo scudo e le sue strabilianti magie. Quel bimbo si chiama Sigheru Miyamoto. Anni dopo quel bimbo crebbe, prese un diploma in disegno industriale e grazie all’amicizia di suo padre con Hiroshi Samauchi, capo della Nintendo giapponese, entrò a far parte della compagnia, in qualità di apprendista nel dipartimento progettazioni. Il genio creativo di Miyamoto non tardò molto a venir fuori ed è dalla sua mente che partorirono grandi capolavori come Donkey Kong e Super Mario, ma non dimenticò mai la sua Sonobe con i suoi boschi, i suoi laghetti e le sue grotte, così come non dimenticò mai il bimbo con spada, scudo e magie che quei posti esplorava.

Nel 1981, di pari passo con la creazione del personaggio di Super Mario, Miyamoto diede vita ad una delle saghe più influenti di tutti i tempi nel mondo dei videogiochi. Questo gioco si chiama “The Hyrule Fantasy – Legend of Zelda”. Nella realizzazione della storia, egli voleva riportare tutta la meraviglia vissuta da bambino, in un piccolo mondo esplorabile in completa libertà. Una trama perlopiù semplice, ma efficace. Un bambino vestito di verde, dalle sembianze di un elfo, deve salvare una principessa dalle grinfie di un signore del male, recuperando 3 artefatti magici, la triforza. Il personaggio vestito di verde è ispirato poi, al personaggio di Peter Pan, dall’omonima fiaba Disney del 1953.

Insieme al suo collaboratore Takashi Tezuka, crearono il personaggio in ogni minimo dettaglio, nonostante i limiti tecnici del Famicom. Miyamoto pretese che egli dovesse essere riconoscibile e se per Mario prevaleva il rosso, per questi prevaleva appunto il verde. Si riconoscevano le tipiche orecchie a punta, la spada e il grosso scudo con la croce. Mancava solo il nome. Miyamoto raccontò che all’inizio il gioco doveva essere ambientato in due mondi collegati fra loro. Uno era un ambiente fantasy e l’altro futuristico. I pezzi della triforza dovevano essere una sorta di microchip e il bambino protagonista, tramite la triforza, doveva essere un “collegamento” fra i due mondi… collegamento… dall’inglese “LINK”…
Alla fine il format dei due mondi venne scartato, ma il nome rimase e nacque ufficialmente il protagonista in tutto e per tutto, Link! Un collegamento che non era più fra due mondi, ma fra protagonista e videogiocatore. Per il nome della principessa Zelda, venne scelto il nome da quello della moglie di un famoso attore dell’epoca, John Fitzgerald.

Era nato quindi un gioco in totale contrapposizione a Super Mario dove servivano nervi e destrezza. In Zelda, il giocatore è lasciato in totale libertà, dove raccogliere armi, risolvere enigmi, scoprire cristalli fra i cespugli o rimovere questi e scoprire caverne da esplorare. Un gioco così epico poi, doveva avere un accompagnamento musicale altrettanto epico, di conseguenza fu scelto Koji Kondo, lo stesso compositore di Super Mario. Vennero date alcune indicazioni riguardanti storia e ambientazioni, ma per il resto gli fu data carta bianca. In una sola notte, la mente geniale di Kondo, partorì una colonna sonora che evoca coraggio, avventura e senso del dovere. Una colonna sonora che tutt’oggi sentiamo ancora risuonare con fierezza e si riconosce sin dalle prime note. Il 21 Febbraio 1986, il gioco esce in Giappone come titolo di lancio del Famicom disk system al costo di 2600 yen, ma a soli 500 yen poteva essere scaricato da degli appositi totem nei vari negozi, su speciali floppy disk. Siccome però, il disk system non uscì mai dal suolo giapponese, in Europa e Stati Uniti fu commercializzato leggermente modificato per essere contenuto in una cartuccia color oro. L’accoglienza fu memorabile, vendendo ben 6 milioni e mezzo di copie divenendo un best seller, con un bellissimo libretto tutto colorato e dettagli sulla storia, ma Miyamoto riuscì soprattutto nel suo obbiettivo che aveva in mente sin dall’inizio, ovvero riportare nel gioco quel senso di libertà e avventura.

Il gioco con se poi, portò anche una innovazione per l’epoca. Gli altri vari giochi, si affidavano a password per riprendere il gioco dal punto dove si era arrivati. Invece The Legend of Zelda, fu la prima a contenere nella cartuccia una piccola batteria che manteneva i salvataggi di gioco anche a console spenta e di conseguenza in game, si poteva salvare in qualsiasi momento. Questo gioco per l’epoca fu dirompente e considerato il precursore per gli action rpg degli anni a venire come Secret of Mana, Illusion of Time o Secret of Evermore. Fu precursore (insieme a Super Mario) del primo vero merchandising videoludico con giochi da tavolo, orologi e tantissimi altri gadget a tema. Il successo come già ribadito fu clamoroso e Nintendo non poté far altro che la cosa più logica, realizzare un seguito.