
Sembra che a partire dal 2021 alcuni registi vogliano raccontarci sullo schermo il loro passato, tutto quello che c’ era prima di essersi fiondati a fare cinema.
Infatti dopo il meraviglioso “È stata la mano di Dio” di Sorrentino, è arrivato anche “Belfast”, film semi-autobiografico diretto da Kenneth Branagh.
La pellicola è stata molto apprezzata dalla critica ed è stata portata agli oscar con grande successo, riuscendo a confezionare ben 7 nomination.
Molte di queste candidature sono di un certo peso, infatti tra le 7 ci sono film, regia, attore e attrice non protagonisti.
Tra gli ultimi lavori di Branagh c’ era Artemis Fowl, un film pessimo e molto al di sotto delle sue capacità registiche, e non ci si riesce neanche a spiegare il perché.
Finalmente il regista nordirlandese è riuscito a ritornare con un ottimo film, che mostra Branagh per quello che è, ovvero un grande cineasta.

Di cosa parla Belfast ?
In Belfast, il regista racconta quel frammento di vita trascorsa nella capitale del suo Paese d’ origine nel 1969.
Branagh rappresenta se stesso con il suo fanciullesco alter ego, che si chiama Buddy.
Buddy è un bambino di 9 anni, la cui vita serena viene sconvolta dall’ inizio del conflitto nordirlandese.
(Nello specifico viene mostrato l’ assalto alle case e proprietà dei cattolici da parte dei lealisti protestanti).
Come se non bastasse, in famiglia ci sono pesanti difficoltà economiche e suo padre è spesso via per lavoro, che però, con lo scoppio del conflitto, verrà più volte a casa per controllare la situazione.
Nonostante le tensioni, Buddy continua ad avere la passione per il calcio e soprattutto per il cinema, si innamora di una compagna di classe e passa volentieri molto tempo con i suoi 2 nonni.
Con questo film Branagh ci dice chiaramente che le persone hanno sempre un legame con il loro paese d’ origine.
Il suo personale legame con il luogo della sua infanzia, nonostante fosse stata senza dubbio difficile, non è totalmente negativo.
Infatti il regista ricorda il legame molto speciale che aveva con il nonno, il benessere della comunità ecc.
Regia e interpretazioni ottime.
Finalmente Branagh si ricorda come si muove una macchina da presa e lo fa con l’ eleganza che lo ha contraddistinto, in particolare nelle trasposizioni Shakespeariane.
Buono il montaggio e molto ben studiata la fotografia.
Un bellissimo bianco e nero, con qualche accenno di luce, che non ha caso compare nei film al cinema e opere teatrali che buddy vede.
(chiarissimo riferimento alla carriera che prenderà in futuro)
Molto convincenti anche le interpretazioni.
Il giovanissimo Jude Hill è bravissimo, l’ alter ego perfetto del regista da bambino.
Caitriona Balfe da un’intensa interpretazione della madre di Buddy, Judi Dench e Ciaran Hinds sono poi 2 nonni meravigliosi.
Insospettabilmente anche Jamie Dornan riesce a dare una buona performance!
In conclusione.
Senza dubbio un film interessante, molto carino e che merita una visione, ma probabilmente non vincerà molti premi.