
Nel periodo pasquale, per quanto riguarda il cinema, sarebbe ideale guardare un film incentrato sul vero protagonista di questa importantissima festività.
La Pasqua infatti è l’ evento più importante della religione cristiana poiché ricorda il mistero della resurrezione di Cristo.
Esistono molte pellicole incentrate sulla figura di Gesù, ma una in particolare è riuscita a creare un enorme impatto a livello mondiale.
“La passione di Cristo” infatti fu un enorme successo al botteghino e spaccò letteralmente in due la critica.
La principale causa di tutto questo scalpore era la presenza di scene di una violenza considerata ai limiti dello splatter.
In più la pellicola è stata accusata di antisemitismo e addirittura di essere apportatrice di un messaggio antireligioso per via della sua efferata cruenza.
In questa recensione proveremo a smontare queste accuse e dimostrare che “La passione di Cristo” è un capolavoro assoluto.
Ingiustamente criticato, esso è un film pregevole non solo da un semplice punto di vista cinematografico, ma anche nel suo modo di veicolare il suo messaggio.

Perché le critiche sono insensate?
Le accuse di antisemitismo sono derivate dal fatto che nella pellicola il popolo ebreo viene apparentemente rappresentato come il principale deicida.
Se fosse così però, anche i vangeli stessi e il cristianesimo stesso sarebbero antigiudaici.
Gli ebrei sono solo una piccola parte dei responsabili della morte di Gesù, sono gli accusatori che poi hanno lasciato il compito dell’ esecuzione ai centurioni Romani.
Gesù però non è morto solo per gli Ebrei e per i Romani che l’ hanno messo in croce, ma è morto per l’ intera umanità.
Essa è l’ unica vera colpevole di aver ucciso Cristo, poiché si è lasciata corrompere dal peccato e si è allontanata da Dio.
Tuttavia, la polemica più insensata è senza dubbio quella riguardo alla violenza.
Essa non è minimamente fine a se stessa e non manca assolutamente di rispetto alla figura di Gesù.
L’intento del regista infatti era quello di ripercorrere le ultime 12 ore di vita del Messia nella maniera più realistica possibile.
Perciò si può dire che la violenza nel film è perfettamente contestualizzata in modo da rendere al meglio la drammatica sofferenza della passione.
Dopo tutto è successo veramente così:
Presentiamo degli estratti, tolti dai diari della veggente cattolica Anna Caterina Emmerick, la quale ha descritto la sua visione della passione di Gesù.
Questi diari, oltre logicamente ai vangeli, sono stati la base principale della sceneggiatura.
“Due di quei bruti, assetati di sangue, iniziarono a flagellare il corpo immacolato di Gesù provocandogli i più atroci tormenti”.
“Dorso, gambe e braccia venivano lacerati sotto i pesanti colpi del flagello, finché la pelle a brandelli col sangue schizzò al suolo.”
(A. C. Emmerick, “La passione del Signore nelle visioni di Anna Katharina Emmerick”, Capitolo 4)
Un grandissimo film biblico.
È proprio grazie al suo impressionante realismo che “La passione di Cristo” è un film straordinario.
Esso non viene ottenuto solo dalla crudezza, ma anche dall’ utilizzo delle lingue antiche di quel tempo.
C’ è da dire che la scelta di far parlare gli attori in aramaico e latino è stata senza dubbio una scelta molto ambiziosa, oltre che originale!
Infatti non è proprio semplicissimo guardare 2 ore di pellicola in una lingua antica con i sottotitoli, ed è veramente una cosa insolita!
Grazie a tutto questo realismo, lo spettatore riesce perfettamente ad immergersi nel contesto storico e a riflettere profondamente sulla passione.
Egli soffre assieme a Gesù, che viene costantemente torturato e deriso in attesa di essere ucciso, e ai suoi cari che assistono impotenti.
Un’altra grandissima qualità di quest’ opera è infatti la sua intensa profondità emotiva, resa perfettamente dalle potenti immagini e dalle interpretazioni degli attori.
Ci sono stati tanti film biblici molto belli, alcuni però erano dei kolossal pensati per il grande pubblico.
Essi erano senza dubbio delle ottime trasposizioni cinematografiche, ma quello che ha voluto fare Mel Gibson è stato molto di più.
Egli ha voluto realizzare un film non solo che colpisca visivamente il pubblico, ma che lo porti anche a pensare con la mente e col cuore!
Un lavoro pazzesco con i personaggi.
Gli attori danno delle performance molto intense grazie anche alla poetica degli sguardi.
Questi ultimi assumono un ruolo molto importante perché riescono a dire più cose di mille parole.
Essi sono sguardi di dolore e compassione che i personaggi rivolgono tra di loro, ma soprattutto a noi spettatori.
Tutti i personaggi, oltre che essere molto ben scritti, sono stati molto ben interpretati.
Molto importante è la figura di Maria, interpretata alla stra grande da Maia Morgernstern, che viene rappresentata come la madre per eccellenza.
Essa mostra un grande amore materno non solo per Gesù, ma anche per gli apostoli.
Hristo Šopov interpreta benissimo un Pilato dubbioso, Rosalinda Celentano è perfetta nella parte di Satana e Monica Bellucci non è affatto male come Maria Maddalena.
Ma la parte da leone la fa’ senza dubbio Jim Caviezel, che nell’ interpretare al meglio Gesù, ha impegnato tutta la sua fede.
Per questo ruolo l’ attore dovette subire uno sforzo fisico assurdo, rischiando quasi di morire, ma questo lo ha aiutato a calarsi perfettamente nel ruolo.
Un’ opera visivamente straordinaria.
La ricostruzione della Gerusalemme di quel tempo è a dir poco sorprendente.
Costumi e scenografie sono stati realizzati con un’accuratezza tale che sembra che siano andati indietro nel tempo e abbiano ripreso tutto!
Bellissimi anche il montaggio, tramite cui la narrazione fa un simbolico uso di flashback, e la fotografia.
Essa, nei primi minuti ambientati nell’ orto degli ulivi, presenta uno spettacolare blu notturno per poi passare a dei colori quasi desaturati, spenti.
La regia di Mel Gibson poi è qualcosa di indescrivibile: movimenti elegantissimi, campi lunghi spettacolari, intensi primi piani e inquadrature in soggettiva parecchio suggestive.
Usato benissimo anche lo slow motion, che in certe scene risulta veramente di impatto.
Incredibili anche il trucco prostetico usato per simulare la lacerazione delle carni di Gesù e altri effetti speciali che non si notano minimamente!
In conclusione.
“La passione di Cristo” è un capolavoro senza tempo, che tocca profondamente le corde emotive di chiunque lo ammiri in tutta la sua bellezza.
Potrebbe anche non piacervi, ma dategli comunque una visione, sia se siete credenti o meno.
Qualunque impressione vi faccia, vi farà fare una riflessione sul grande mistero della fede che magari vi donerà una maturazione personale non da poco!
Grande Miki….continua cosi’